MERONI ACCUMULO

ACCUMULO

di Nicoletta Meroni


Oggetti d’affezione, discarica a cielo chiuso.

Conservazione, attaccamento, spirito di conquista.

Collezionare o accumulare ‘a robba.

Comunque c’è un filo rosso che guida la scelta del conservare: è l’affetto per la propria storia personale. È facile eliminare le cose degli altri, facile anche aver invidia per certe cose degli altri e quindi cercare di venirne in possesso.

Nella Vertigine della lista di Umberto Eco (Bompiani 2009), nella quarta di copertina, è citato il testo da Il Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte, Leporello: “Madamina, il catalogo è questo delle belle che amò il padron mio; un catalogo egli è che ho fatt’io…”

Con o senza falsa modestia la presunta lista o catalogo degli oggetti accumulati nello studio di Mario Tedeschi mi ha fatto venire in mente il testo di Eco. C’entra come i cavoli a merenda? No, perché lo stesso Eco parla di infiniti esempi di liste sia letterarie sia figurative e di un infinito oggettivo, “un infinito attuale, fatto di oggetti numerabili ma che noi non riusciamo a numerare - e temiamo che la loro numerazione (ed enumerazione) non si possa arrestare mai.” (Pag.15 cit. Infinità di liste e liste infinite).

Una Lista/Catalogo specifica di una collezione. Ho sempre sognato di catalogare per autore i libri della mia libreria. Allo stesso modo, forse sempre sognando, progetto di fare un elenco, una lista, ma con un po’ di impegno in più, anche un catalogo, di tutti gli oggetti che costituiscono lo studio di Mario Tedeschi, tolti i muri, i sanitari, le cose immobili o semi immobili, come i soppalchi.

Un elenco che potrebbe iniziare con Allume di Rocca (vuoi che non ci sia un pezzetto di quella pietra bianca che serve a fermare il sangue dalle piccole ferite?) e terminare con Zuppa (vuoi che non ci sia una lattina d’epoca della Campbell?).

Mi piacerebbe poterli esporre tutti dalla A alla Z, ma poiché dovrebbero essere disposti con un preciso metodo espositivo e fruibili alla vista del pubblico, sarebbe necessario uno spazio molto grande, a più piani. Potrei però fare una selezione, una cernita sulla base di un criterio prestabilito. Quale criterio? Estetico, formale, concettuale?

Penso che si potrebbe cominciare a definire e circoscrivere un tema selezionando tutti gli oggetti che per esempio hanno a che vedere con la comunicazione: dal ciclostile al telefono cellulare, dalla radio al televisore ultrapiatto, dal mangiadischi al lettore cd, dalla cinepresa alla videocamera, dal disegno su carta, alla fotografia, all’olio su tela. Però poi mi viene in mente che gli oggetti d’uso sono molto più originali, pur essendo comuni, dei sofisticati prodotti tecnologici. Cosa c’è di più bello di un paio di forbici, di una spazzola per abiti, di un paio d’occhiali da ghiacciaio. Tanti tipi di forbici diverse, spazzole per abiti di tutte le epoche, occhiali da ghiacciaio di ogni sorta.

Gli oggetti accumulati nelle riffe o nelle lotterie parrocchiali hanno il solo scopo di raccogliere fondi, non esiste un criterio espositivo se non quello di enumerare gli oggetti più disparati per dimensione, forma e valore economico. Ad ogni oggetto corrisponde un numero che poi verrà estratto a sorte. Fortunato chi vince ciò che desidera.

Mi è capitato di vedere all’opera l’artista svizzero Christoph Büchel, nel senso che stava ancora sistemando le ultime cose, dando gli ultimi ritocchi durante la preview alla stampa della mostra Monte di Pietà (vedi MTNZ #15.5) alla Fondazione Prada di Venezia nell’aprile 2024. Gli ultimi ritocchi appunto per creare quella perfezione in un contesto nel quale la perfezione è impensabile perché, nel complesso, è proprio il caos generale che colpisce. L’ammasso indistinto e incongruente di ogni tipo di cosa, accumulato senza scelta, determinato soltanto dalla povertà di chi la possedeva e ha dovuto disfarsene per bisogno, in cambio di denaro. La ricostruzione simulata di un monte dei pegni però è stata dettata da una scelta. A prescindere dalla forte valenza concettuale mi chiedo se l’artista abbia organizzato un elenco degli oggetti e un criterio espositivo nel posizionare, per esempio, accostati tra loro, motorini, mappamondi e strumenti musicali e in un altro angolo tappeti arrotolati, lampadari e canestri da basket. Quanti tipi di motorini, quanti mappamondi? Tutti diversi tra loro?

Nell’innumerevole numero di cose però, nonostante la vastità degli spazi interni di Cà Corner della Regina, non poteva esserci proprio tutto. Non ricordo di aver visto pinzette per le sopracciglia. Ma forse c’erano, chissà. Questa è una di quelle mostre dove non puoi dire di aver visto tutto.

Ecco che ritorna l’idea dell’infinito attuale di Eco. Anche la mostra di Büchel in quanto accumulo, si presenta in divenire, non è finita proprio in quanto site specific. Sarà mai esposta in un altro luogo così ad hoc? E semmai lo fosse in quale altro modo verrà allestita? No, non è possibile, questa è un’opera unica. Büchel l’ha pensata perché Cà Corner della Regina era stata la sede del Monte di Pietà di Venezia. In questo caso non potrà mai succedere, come si usa oggi, che il pacchetto di una mostra preconfezionata passi da una città all’altra, da un luogo espositivo all’altro. Ogni oggetto esposto, accatastato ad altri dello stesso genere o molto diverso da quello accanto, porta con sé ricordi, memorie e di conseguenza una proiezione emotiva che però vale soltanto per il sé o a partire dal sé. Ecco perché è più facile buttare via le cose degli altri. Un sito di vendita o scambio online come subito.it presenta, secondo un elenco per tipologie, gli oggetti più disparati. Si potrebbe pensare che il monte di pietà è in concreto, radunato tutto in un luogo, ciò che virtualmente è pubblicato su un sito di vendite online. Il nuovo e l’usato, l’usato pochissimo.